giovedì 13 novembre 2008

La privatizzazione dell'acqua

Università statale di Milano, 12 novembre 2008

Il prof. Emilio Molinari, presidente del comitato nazionale per il contratto dell’acqua, tiene oggi una lezione sulla privatizzazione dell’acqua approvata con la famosa 133, ovvero la finanziaria, che come sapete è “la stessa” che tocca argomenti come nucleare incenerimento e tagli all’istruzione e alla ricerca.

Ci spiega che la situazione mondiale è grave. Negli ultimi 60 anni (in sostanza dal boom del consumismo) se n’è andato il 50 % delle risorse idriche del pianeta. E noi utilizziamo 11 litri di acqua potabile ogni volta che tiriamo lo sciacquone.

Gli scienziati ONU dichiarano che nei prossimi decenni il 48% della domanda d’acqua non riuscirà ad essere soddisfato, e che quindi entro il 2050 saranno circa 1 miliardo i profughi idrici che si aggireranno per il mondo (e chissà come reagirà la lega!). Sempre per dare l’idea della situazione drammatica dobbiamo sapere che 4900 bambini muoiono ogni anno non di fame ne di sete ma di diarrea, poiché costretti a bere acqua non potabile. Ad oggi tutte le fonti italiane sono di proprietà della danone e della nestle, e in tutto il mondo il monopolio delle acque in bottiglia è di coca cola e pepsi cola che producono la cosiddetta acqua morta ovvero acqua non potabile che subisce processi di purificazione per diventarlo, ma che di fatto manca di tutti le benefiche caratteristiche dell’acqua di fonte. Di questo passo arriveremo ad avere con l’acqua lo stesso atteggiamento e gli stessi problemi che abbiamo con il petrolio, e anzi Chris Mayer, economista americano e professore della Columbia Business School, ci dice che dobbiamo investire nell’acqua perché quando scarseggierà (e cioè fra non molto) le rendite saranno altissime, per non parlare di quando l’acqua dovrà essere comperata al barile e si dovrà istituire un OPEC dell’acqua. Per farvi un esempio Fideuram e Amro già sponsorizzano i titoli idrici.

Gli epicentri di questo dramma saranno 3: Cina, USA e Mediterraneo. Vi basti pensare al nord africa, o anche senza andare troppo in la nel mediterraneo anche a Barcellona, già perché d’estate a Barcellona devono arrivare le navi cisterne d’acqua perché non riesce già più ad essere indipendente.

Ora pensiamo all’Italia. Il 60% del PIL è prodotto in Lombardia, grazie al Po, indispensabile sia per le imprese agricole e d’allevamento che per le industrie. Il Po però sta cambiando il suo assetto idrogeologico, in altre parole sta morendo, e con lui morirebbe il 60% del nostro tanto adorato PIL.

Nella zona di Parma la Nestlè ha praticamente prosciugato le risorse di 2 paesi ed ora finanzia una ricerca presso l’Università di Parma perché si individuino nuove sorgenti. Questo fra l’altro a riprova che il sapere unito alle multinazionali diventa un’arma letale. Ora in Italia spendiamo 400 milioni di euro annui per l’acqua pubblica che subisce moltissimi controlli proprio perché pubblica e nonostante questo continuiamo a comprare acqua in bottiglia che ci costa 1000 volte di più di quella del rubinetto quando i controlli per l’acqua in bottiglia vengono fatti solo una volta l’anno. Se consideriamo inoltre che una bottiglia d’acqua può girare 2 anni prima di arrivare al consumatore e che quindi muta le sue proprietà ci rendiamo conto di quanto tutto ciò sia a dir poco delirante.

Con questa legge sarà obbligatorio per i comuni privatizzare ma da ben pochi comuni e sindaci arrivano segni di protesta. In compenso secondo una recente stima ben 450 comuni italiani giocano o hanno giocato in borsa con i derivati indebitandosi fino al collo.

Quali saranno le conseguenze più gravi di questa privatizzazione è presto detto. Innanzitutto la qualità dell’acqua scenderà vertiginosamente e lo spreco dell’acqua sarà immane poiche per una s.p.a. non c’è guadagno nel risparmio dell’acqua, ma nello spreco appunto, in secondo luogo i controlli, come abbiamo già visto con le acque in bottiglia, sono poco redditizi e le multinazionali ne fanno volentieri meno. Infine il problema più grosso per molti italiani, peraltro già colpiti dalla crisi, saranno le tariffe, e anzi dove la privatizzazione è già stata fatta sono già un problema per molti cittadini. Un esempio su tutti Latina, dove l’acqua è aumentata del 300%.

Una situazione in cui in molti si sono ritrovati ad indebitarsi per poter pagare la bolletta dell’acqua.


A breve posterò un’intervista fatta in questa occasione a Emilio Molinari con relativa trascrizione


http://www.contrattoacqua.it/public/journal/index.php?v=2&argm=2&c=10


Federica Borroni

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