mercoledì 11 marzo 2009

EXPO 20015 è tutto oro quello che luccica?!


Il 31 marzo 2008 è stata decretata la vittoria di Milano come città dell’expo 2015. Da quel momento siamo stati letteralmente inondati da politici e imprenditori che ci spiegavano l’importanza dell’evento e i vantaggi che avremmo potuto trarre da esso. Da allora, dalle loro bocche sono uscite quasi ossessivamente le parole tecnologia, sviluppo, rilancio di tutti i settori produttivi, cultura, ambiente e soprattutto made in Italy (espressione che per’altro ha perso quasi totalmente di significato).

È davvero tutto così splendido o c’è una doppia faccia della medaglia?

Partiamo dal sito principale dell’expo. È necessario costruire ancora spazi fiere? Milano non è forse già abbastanza fornita di spazi adatti a queste manifestazioni? Ma oltre al sito principale dell’expo verrà inondata di cemento tutta Milano e la sua provincia, ma non solo, anche la neo provincia di Monza e Brianza, quella di Varese e di Como.

Vi chiedete perché? Sono previsti la bellezza di 29 milioni di visitatori, il che significa parcheggi, nuove strade e autostrade, nonchè lavori su quelle preesistenti. Senza dimenticare gli alberghi!

Se fossero favoriti gli ampliamenti dei binari e delle tratte ferroviarie fs e fnm sarebbe indubbiamente meglio, ma questa non sembra la prospettiva adottata visto i progetti che sono già stati approvati come ad esempio il progetto della pedemontana, o appunto i parcheggi.

Insomma Milano e dintorni, già tristemente riconosciuti anche all’estero per il loro allarmante inquinamento non ci guadagneranno certo in qualità dell’aria. L’aspetto di Milano muterà notevolmente come potete vedere dai render. Spunteranno grattacieli un po’ ovunque, ogni territorio rimasto verde o comunque non edificato diventerà un cantiere.

È però parte del progetto expo anche una compensazione globale, che avverrà con l’acquisto di crediti di emissione su due progetti africani, uno asiatico e uno italiano, mentre la ricaduta di compensazione locale sarà realizzata con la messa a dimora (a partire dal prossimo autunno) di 617 Tigli, 526 Frassini, 150 Querce, 144 Gleditsia e 162 Bagolari per un totale di 1600 alberi adulti e formati con una circonferenza al tronco di 25 centimetri, che nell’arco di tempo da oggi fino al 2015 immagazzineranno 120 tonnellate di CO2 pari al 10% dell’impatto complessivo prodotto dal Festival.

Ma, diciamocelo, il 10% è decisamente poco in sé, e tanto più inutile in confronto allo sfruttamento insensato che si farà del territorio. Aggiungete che la quantità di co2 presa in considerazione è solo un calcolo di previsione, in cui difficilmente è stato inserito l’impatto di molti progetti che non sono tutt’ora stati approvati come costruzioni di alberghi e strutture turistiche varie in tutta la Lombardia. Siamo sicuri che questo 10% di compensazione valga ad esempio l’abbatimento del Bosco della Moronera (che equivale per estensione a 100 campi di calcio) per costruire la famigerata autostrada pedemontana a sei corsie che taglierà la Lombardia? Siamo sicuri che valga i campi espropriati ai contadini per lo stesso progetto?

Una domanda interessante alla quale nessuno ha risposto è: “Ma una volta che si sarà concluso l’expo, che dura dai tre ai sei mesi, cosa ce ne faremo di alberghi e parcheggi costruiti anche in città di provincia prive per natura di turismo, delle autostrade, dei grattacieli e dell’ennesima struttura per fiere della Lombardia?” Insomma, “Dovremmo distruggere quel poco di territorio non del tutto cementificato e sfruttato della Lombardia per 6 mesi di fiera?”

Saronno è in una posizione "strategica", a 20 min di treno da Milano ed è una fermata del malpensa express, pensateci, nei prossimi anni saronno sarà un cantiere unico! Si cercherà di costruire più strutture possibili per i visitatori, ed apparentemente andrebbe anche bene, più lavoro e guadagno, ma dopo i 6 mesi di expo? Cosa ce ne faremo di quelle strutture? Anche se bisogna ricordare che a giugno ci sono le elezioni e tutto dipenderà dal partito che avrà la maggioranza in consiglio.

Dopo essersi posti questa domanda nasce inevitabilmente una catena di domande concausali, come ad esempio: “quanti interessi economici ci sono dietro all’expo?” “quanti di questi sono o saranno leciti?” “ma soprattutto perché a rimetterci dovrebbe essere il territorio e quindi i cittadini”.

La probabilità che la criminalità organizzata italiana usi l’expo per innescare una catena di azioni corruttorie e di appalti illeciti è alta.

Un altro aspetto da considerare è il momento in cui si presenta questo expo. La forte crisi che stiamo attraversando sta facendo chiudere molti stabilimenti. Per far fronte alla crisi il governo ha tagliato fortemente i fondi all’istruzione, alla sanità, e agli organi di pubblica amministrazione. Eppure hanno deciso di destinare poco più di 10 miliardi all’expo di Milano. È davvero la scelta migliore da fare in questo momento?

Per concludere vorrei farvi notare che la prospettiva con la quale è stato scritto questo articolo non è quella di un’ambientalista idealista, ma è quella del buon senso. In tutto il mondo, i più grandi esperti scientifici, i più importanti capi di stato, a partire da Obama, stanno puntando all’energia pulita, alla razionalizzazione dello sfruttamento del territorio e della connettività su di esso.

Possibile che di punto in bianco siano diventati tutti ambientalisti? Possibile che propendano tutti per un cambio di rotta senza che ci sia un reale vantaggio economico e sociale, oltre che ambientale?

A proposito, il tema principale dell’expo 2015 sarà “difendere il pianeta, energia per la vita”.

Un paradosso.

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